lunedì 12 marzo 2007

La scoperta della Sorgente

- La grande Cascata -

Un’altra avventura, un altro giorno. Ancora dovevamo scoprire molto di quel luogo misterioso. La stretta valle era circondata da un bosco piuttosto fitto. Piccoli alberi di nocciolo e castagni contornavano il tortuoso torrente. Scendevamo aggrappandoci alle rocce melmose e cercando ad ogni passo di non cadere in una pozza d’acqua gelata. L’emozione era grande dinnanzi a quelle terre inesplorate, ogni cascatella ci pareva una grande parete rocciosa da superare con coraggio. Come sempre Pica ci seguiva in questa impresa. Per lei il cammino era molto più lungo perché nonostante le quattro zampe motrici proprio non poteva arrampicarsi per le pietre. Così ci guardava spuntando ogni tanto dal sentiero che a mezza costa dominava la valletta qualche metro sopra di noi.

Fu improvviso e sorprendente il rumore che riempì quella piccola valle. Superiore a quello di qualsiasi altro salto d’acqua che avevamo precedentemente attraversato. Camminavamo carichi di aspettative verso questo ignoto salto d’acqua che ci richiamava col suo rumore costante e interminabile. La Sorgente, perché questo era oramai il nome che l’intero torrentello aveva acquisito per noi, degradava in un tratto quasi pianeggiante, circondato da piccoli alberelli. Quasi un preludio alla scena che avremmo avuto dinnanzi di lì a poco: la Grande Cascata.

Improvviso un salto di quattro metri almeno, praticamente uno strapiombo ai nostri occhi, dal quale l’acqua si tuffava in una pozza azzurra scavata nella roccia. Le immagini del Niagara, del Rio delle Amazzoni, viste nei documentari parevano essersi concretizzate improvvisamente davanti ai nostri occhi. Certo v’erano altre cascate prima lungo il corso del torrentello, ma in quelle l’acqua scorreva come una sottile pellicola sopra le rocce. Qua invece, si raggruppava in un unico fiotto per poi tuffarsi di sotto in una pozza d’acqua. Addirittura v’era una piccola isola in quel laghetto, in realtà una grossa roccia circondata dall’acqua. Ma quanto bastava per creare nelle nostre menti l’immaginario di un lago profondo dalle acque azzurre e popolato di pesci ed altri animali. Il rumore della cascata riempiva l’aria colma delle nostre attese. Non servivano parole, non c’era niente da dire. La Natura ci avvolgeva con la sua inattesa forza e la sua irruenza. Fin’ora eravamo scesi, c’eravamo calati sulle rocce coperte di muschio, eravamo affondati con le scarpe da ginnastica nel fango, ma eravamo riusciti ad evitare di bagnarci. Ma adesso… adesso la Sorgente c’aveva messo davanti un ostacolo che non potevamo superare.

Per la prima volta tornammo indietro. Poteva finire la nostra esplorazione. Per quel giorno, per quel pomeriggio, per fare ancora in tempo ad arrivare a casa e berci una bottiglia di the freddo, raccontandoci dei nostri piani delle nostre vite. Lontani anni luce da quella cascata sulla quale saremmo ritornati, un altro pomeriggio. Certo non per affrontarla, era impossibile, ma aggirarla e continuare le nostre esplorazioni. Perché quel piccolo torrente, doveva essere scoperto. Dovevamo assolutamente fare questo passo, convinti ce lo dicevamo, finendo la bottiglia di the con qualche dolcetto.

Saremmo tornati con rinnovato spirito e certi di proseguire questo viaggio verso l’ignoto, ormai nulla c’avrebbe fermato, la prossima volta nulla ci avrebbe ostacolato. Ci saremmo spinti fino in fondo, calcolando bene i tempi dell’impresa.

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