mercoledì 14 novembre 2018

Matsumoto


Anche bollito posso scalare la torre del castello.

Tante, trope cose da raccontare, il tempo sfugge tra le dita e di momenti per mettersi a scrivere con un minimo di lucidità sono davvero pochi.
Per ora scrivo di Matsumoto, visto che la cosa è fresca di giornata, dei giorni precedenti cercherò di recuperare in qualche modo.
Finalmente sono tra le Alpi giapponesi, abbandonate le grandi città ci si immerge in uno stile di vita fatto di piccoli ruscelli, sorgenti e paesini più o meno grandi. Il traffico di macchine viene, sorprendentemente, rimpiazzato da quello di biciclette che, per il pedone occasionale, rappresentano una minaccia e una sfida ben più difficile da superare. Insomma banchi di ciclisti diretti a scuola che spuntano da dietro l’angolo possono facilmente riempire il marciapiede senza via di scampo!
Le montagne qui sono note per essere irrequiete e fonti di acque caldissime termali, ovviamente era dall’inizio del viaggio che consideravo il visitare un Onsen (stazione termale giapponese) una priorità irrinunciabile. Ed eccomi qua a perdere l’autobus verso Asama Onsen per poter così consumare un caffé e una torta al cioccolato in attesa del seguente, viaggetto di una ventina di minuti per scoprire che la “località termale” altro non è che un quartiere della città stessa a ridosso delle colline (che penso loro chiamino comunque montagne). Che dire, sicuramente non un posto da turisti, dato che l’unico straniero in circolazione ero io. Beh, poco male, dopo una breve avventura nei boschi alla ricerca di qualche tempietto e qualche cimitero (ormai la regola d’oro si è imparata collina=cimitero) sono stati i bisogni fisiologici a costringermi in un bagno pubblico. Ove per bagno pubblico si intende bagno termale con acqua calda, ovviamente. L’assenza di personale non mi ha fatto desistere, o diciamo che quando si deve non si può proprio guardare a questi dettagli. E così, come solo i Ninja possono fare mi sono infilato nei bagni quatto quatto e senza scarpe. Alla fine ho colto di sorpresa la povera inserviente che mi ha visto spuntare alle spalle e mi ha guardato sconvolta per farmi notare che avrei dovuto pagare il biglietto. Fortuna che contavo proprio di fare un trattamento d’acqua termale!
E insomma, biglietto in mano mi trovo a seguire le indicazioni verso la “dressing room” senza nemmeno avere dei punti di riferimento a parte le immagini dei Manga per immaginare cosa esattamente dovessi fare. Ma poco male, insomma si tratta di denudarsi, lavarsi in un modo convenevole (sì, con lo sgabellino e la tinozza d’acqua), e poi iniziare a passare il tempo seduti in diverse vasche; sbollentarsi in quella d’acqua calda, arrestare la cottura in quella fredda, mantecare in una calda vasca di legno esterna e riscaldare nella sauna, una sciaquata veloce e si può iniziare un nuovo ciclo. Una volta terminata la preparazione ho pure scoperto che c’era una bellissima “vasca esterna” che tra l’altro è quella che usano per promuovere la località stessa, ancora qualche minuto di calore sotto le immancabili foglie di un acero giapponese. Autobus e via direzione castello di Matsumoto. Ora questo castello è uno dei più imponenti che ci siano in Giappone e ha vissuto una travagliata storia di guerre e di successioni tra signori che gli hanno cambiato nome fino ad arrivare a quello, per l’appunto, di Matsumoto. Il castello è bellissimo! (Grazie a Nick che dall’Australia è venuto in Giappone e mi ha convinto a restare più tempo a Matsumoto proprio per questa visita). Si sale in cima attraverso delle scale ripidissime che cercano di fare selezione delle anziane signore nipponiche che stoicamente arrancavano su scalini che facevano, senza esagerare, almeno un terzo della loro altezza. L’arrampicata regala una magnifica vista sulle montagne circostanti, nonostante le nubi all’orizzonte comunque molto bella, e la discesa permette di passare per la sala della luna, postazione di romantiche osservazioni celesti costruita durante il periodo di pace che anche questa fortezza ha potuto conoscere. 






 Ritorno a piedi per prendere il bagaglio e niente Soba vegetariana purtroppo anche oggi ci si limita a qualche cosina recuperata al 7 eleven... E poi via, treno espresso (sebbene limitato) verso Nagano! Comunque più guardo le montagne e le città quassù meno ho voglia di sbrigarmi per arrivare a Tokyo, già mi hanno detto che ci sarà un sacco di gente un sacco di cose e già mi sento travolto ancora prima di esserci mai stato!
 

Nagasendo (un poco)

Cascate uomo e donna, coppie neo-sposate e stare in campana.

Sveglia all’alba, perchè qua il Sole si leva presto e se non si segue si finisce a fare i vampiri e vivere assolutamente nell’ombra. Le stazioni della metro di Kyoto alle 6 sono ancora quasi deserte e così ho potuto raggiungere la stazione di Kyoto senza troppi problemi per prendere lo shinkanzen (Hasami - credo insomma dovrebbe essere non quello troppo veloce) per Nagoya e da là ancora cambiare il treno e prendere il mio espresso limitato preferito (Wide View) verso Nagatsugawa che sarebbe la stazione più vicina a Magome. Sul treno non si poteva non notare la coppia di turisti con scarpe da trekking, inevitabile la domanda, “anche voi verso Magome?” e insomma, com’è come non è ci siamo ritrovati a condividere questo trattino del Nagasendo insieme. Partenza da Magome che è un villaggio molto carino in mezzo alle montagne, tutto fatto di casettine di legno, tempo di far spedire lo zaino alla destinazione (eh, se posso fare a meno di fare il mulo ne approfitto!) e poi via verso il sentiero tra i boschi. La camminata è simpatica, c’è qualche mulino ad acqua, un tempio della fertilità con un ciliegio secolare, e tante campanelle da suonare per tenere lontani gli orsi. Molto piacevole la compagnia della coppia in viaggio di nozze incontrata sul treno (Arigato Alex e Rosìa) con il quale si è un po’ chiacchierato e camminato saltellando tra una passerella e una cascata. Il villaggio finale (sweet home, Tsumago) è anche lui molto pittoresco, non so se all’altezza della nomea di essere uno dei meglio preservati e quant’altro, ma comunque carino. Ci siamo regalati un pranzo al volo anche se purtroppo le persone celiache e quelle vegetariane sono molto difficilmente compatibili a livello di alimentazione. Quindi i due panozzi ripieni di cavolo (tipo bigos polacco) non li ho potuti condividere. E poi via verso l’autobus (oh, il bagaglio ovviamente era là ad attendermi). Bello ma non so se sia l’esperienza indimentacbile che lonely planet sembrava suggerire. 

Le due cascate: maschio e femmina, chi dei due è chi? Lascio indovinare al sagace lettore (?)
 Magome
 Il bus per arrivare a Magome ha uno stile tutto personale!
 
Poi a Nagiso non c’è proprio nulla e anche la micro stazione non aveva molto da offrire per ingannare l’attesa. Il treno per Matsumoto è uno di quei treni lenti lenti, che si fermano sempre a tutte le stazioni che ti fanno addormentare con la testa appoggiata al finestrino e che ci mettono quasi due ore per portarti a destinazione. Così quando arrivo è già quasi buio, giusto il tempo di mettermi in cammino verso l’ostello (già, per questa notte dormitorio). Il vantaggio della scelta è che in questo periodo comunque il flusso di turisti è minimo, quindi il disagio è scarso, il vantaggio è che si incontrano persone piacevoli come Nick con le quali si può andare a mangiare del Curry indiano, prendere le foto del castello illuminato di notte che si riflette sull’acqua del fossato che lo circonda e imparare nuovi giochi di carte (2-10-Asso) e bere qualche buon bicchiere. Abbiamo desistito la serata a infilarci nel bagno pubblico di Matsumoto, che anche la sera era pieno di gente (e effettivamente deve essere piacevole a fine giornata) ma il senso del pudore e il non eccessivo entusiasmo nel vedere diversi anziani giapponesi completamente nudi ci hanno fatto desistere dall’intento.


Comunque giornata intensa e piena di emozioni, terminata nel futon a castello con tendina per la privacy e un po’ di tempo per pianificare la giornata di domani, scoprire qualcosa sugli orari dei bus (poi rivalatisi falsi) e decidere di partire verso l’onsen di Asama.

Kyoto

Templi, mercato del pesce e geisha

Viaggio lunghissimo in treno perché, alla fine della conferenza proprio non si poteva partire senza cenare con le persone incontrate là... anche perché una serata passata al Karaoke comunque un qualche legame lo permette di instaurare... diciamocelo se sono sopravvissuti a sentirmi """cantare""" una cena insieme è il minimo che si possa fare, e poi, in un modo o nell'altro comunque a Kyoto sono arrivato.
Nota a margine, farsi quasi due kilometri a piedi con le valigie non è proprio la scelta migliore, specie quando si avvicina mezzanotte e si vorrebbe solo essere a letto.

Prima esperienza in un hotel "capsule" anche se per una questione di tariffe abbordabili ho preso il modello "business-class" con tanto di televisore e scomparto sotto al letto per mettere i bagagli. Tre giorni nel capsule non sono stati poi così male, da considerare che forniscono il pigiama, le salviette e lo spazzolino ogni giorno! 
Kyoto è una città di templi ce ne sono di piccoli sparsi in mezzo ai vari quartieri, di grandi in periferia e di grandissimi attorno a questi. 
Il primo giorno c'era da svegliarsi presto, perché le orde di turisti che avrebbero affollato il Fushimi Inari Taisha probabilmente il posto con la più alta concentrazione di torii al mondo (i celebri portali giapponesi che qui sono posizionati con una densità vertiginosa). Una magnifica salita che dalla calca dei turisti porta fino alla vetta dove di fronte a un piccolo altare solo pochi coraggiosi possono fotografare (o farsi fotografare) di fronte alle immancabili edicolette votive e lapidi di defunti di epoche passate. L'atmosfera che si respira è veramente incantevole e dover salire attraverso una serie di tempietti vedendo i monaci all'opera per allestire le preghiere e i rituali o anche solo una discussione seduti di fronte al tempio, mette l'anima in un'ottima disposizione. Un'esperienza davvero interessante, checché ne possano dire le varie guide turistiche. Ma, alla fine, tutti mi avevano consigliato questa cosa!

[to be continued... ]


Qua i torii non sono nemmeno particolarmente densi, ancora ci sono più turisti che portali! Quindi siamo piuttosto in basso!

Non sembra vero, ma ve l'assicuro questa foto proviene dalla vetta! (E infatti non ci sono altri turisti nell'inquadratura!)
Le foglie d'acero rosse sono importantissime, questa viene dal Tofukuji.

Kurashiki II

Passare molto tempo in una città porta a esplorare più lontano

Foto, qualche ricordo qua e là del tempo a Kurashiki, tra ristoranti indiani (e diamine, ora che ci penso era proprio buono), curry giapponesi che nascondono la carne in un brodo denso e ri-visite del tempio e passeggiate in collina. Non scriverò della conferenza, un po' perché sarebbe da persone troppo serie, un po' perché è stato comunque un bel momento, mi ha fatto piacere poter parlare con persone che lavorano così lontano eppure così vicino a livello di tematiche e di modi di fare. 
Comunque prima dell'inizio del meeting c'era ancora tempo per una esplorazione della città, nella ferma decisione di passare al di là della collina del tempio per vedere cosa c'è oltre a questa e qualche quartiere un po' più nascosto che non si sa mai... 

E cosa si è potuto scoprire?

Anzi tutto, un membro nella collezione dei cartelli di annunci, cioè la tenerezza di questo cagnolino è imbattibile!!
Ho comunque deciso di cercare di fare un po' una raccolta dei vari cartelli, certi hanno proprio uno stile talmente "tenero" nipponico che non si possono lasciar scappare.

Oltre la collina, non lo direste mai ma c'è un... cimitero! Questa volta però c'è anche una foresta di Bamboo e un piccolo tempietto votivo che si è messo in posa per la foto! 

Siccome iniziava la conferenza, bisognava entrare nell'ottica di essere degli scientifici... e quindi una visita al museo di storia naturale si imponeva! Qui uno scheletro dei mammuth pigmei tipici dell'asia quando ancora il Giappone era collegato al continente da un ponte terrestre. 

Vista del tempio sulla collina, cielo e nuvole sono sempre spettacolari in queste giornate!

La squadra di Okayama ha il fantastico nome di "Fagiano" con tanto di pennuto come logo del team! Mai animale più nobile fu dedicato a una squadra di calcio!

domenica 11 novembre 2018

Kurashiki

Girovagando tra templi e cimiteri

A ricordarsi le cose si fa sempre confusione, e molti dettagli che potrebbero persino rendere la storia più interessante vengono un po' persi e diluiti nei ricordi occasionali.
Cosa si può dire di Kurashiki? Allora, intanto è una città grande con un minuscolo centro storico originario che è semplicemente incantevole, sarà il fiumiciattolo dove imbarcazioni sfidano con coraggio i 40 cm di profondità e le carpe che vi sguazzano, saranno le casette bianche coi tetti neri, i tanti negozietti di prodotti più o meno artigianali e più o meno commestibili, sarà che il tempo era fantastico... ma insomma l'impressione avuta è stata assolutamente positiva. Che valga la pena di andarci apposta? Non saprei, forse se si vive in Giappone...
Detto questo, la prima notte non c'era verso di riaddormentarsi dopo le 5 del mattino, nonostante il viaggio, nonostante tutta la fatica, niente. Svegli a domandarsi quali siano le regole che governano il cambiamento di fuso orario.
Quello che la mattinata aveva da offrire è stata un'ascesa al tempio che domina dalla collina il centro della città. Purtroppo senza offrire una particolare vista panoramica, ma il tempio, da solo valeva assolutamente la pena. Poche persone al mattino, per lo più locali in cerca di un poco di pace.




Insomma, un luogo di calma in una città comunque non frenetica ma con non pochi turisti giapponesi intenti a fare le foto. L'incontro con il turista "sensei" che ha provato a spiegarmi quale fosse il miglior punto per prendere la foto e mi ha anche corretto l'inquadratura è stata la somma della mia interazione con il mondo del turismo orientale. Più tardi nella mattinata mi sono dedicato alla visita della casa Ohashi una dimora storica del periodo Edo (suppongo dalle date) che mostra i classici tatami e porte di scorrevoli che si affacciano su piccoli portici su degli altrettanto piccoli giardinetti. Insomma nel suo genere davvero un grande classico dello stile giapponese, che, non di meno, permette anche di fare delle foto simpatiche.



Ed ecco le immagini, dentro e fuori la casa tradizionale, ci sono anche i miei piedi perché, ovviamente, non è permesso entrare con le scarpe sui tatami! (che dovrebbero essere originali o quasi)

In questo museo c'erano delle opportunità di foto interessanti, ma personalmente ho trovato più interessante il cartello e nel museo non ho messo piede alla fine. Si tratta di un vecchio museo che racconta la leggenda locale del ragazzo-pesca, in realtà dicono essere non proprio ben mantenuto e dall'esterno non invitava... mi spiace!

Questo non è tipico di Kurashiki, anzi l'ho proprio preso alla stazione, ma è solo che ci sono un sacco di ristoranti che espongono queste riproduzioni in plastica dei piatti che andranno a servire. Non ho idea se siano migliori o peggiori degli altri, ma la cosa è divertente specie quando si tratta di piatti italiani (parte la sfida al riconoscimento!)



Siccome a camminare non ci si stanca mai, nel pomeriggio eccomi arrancare sulla seconda collina di Kurashiki, questa volta un po' fuori dal centro cittadino. Passando in mezzo a boschi di bambù e un infinità di pietre tombali simili a piccoli monoliti sparse un po' ovunque in mezzo alla piccola foresta eccomi arrivare nella zona un po' più bucolica della città. Le piccole coltivazioni e il raccolto dei cachi sembravano attività lontanissime dalla vita cittadina. Trovare però il tempio non è stato facile anche perché, era effettivamente i piedi della collina e non in cima alla stessa. Quindi rapida discesa nel mezzo del cimitero per raggiungerlo prima che i raggi del Sole mi abbandonassero del tutto! Se non altro un successo, che ha pure permesso una fotina in più da mettere nella collezione. 

 


Ah, ovviamente ecco la foto approvata dal turista "sensei" che ha poi cercato di chiedermi da dove venissi e che finalmente ha deciso che dopo lunghe incomprensioni avrebbe affogato i suoi dispiaceri nel Sake. (parrebbe che Kurashiki sia un posto dove il Sake è particolarmente buono, o per lo meno particolare).

martedì 6 novembre 2018

Cronache nipponiche

Storie a vanvera dalla terra del Sol levante...

Che tanto prima o poi ci si ricasca, insomma, anche se il blog è ormai roba antica e tutto quello che c'è scritto fa tenerezza più che altro, il piacere di battere i tasti e vedere comparire delle parole è rimasto, così come quello di raccontare. E in fondo, ogni viaggio merita un racconto, perché troppe delle piccole cose che succedono vengono perse nella memoria... 

Lo stress prima della partenza

Normale che prima di partire si possa essere un poco stressati, insomma, un lungo viaggio praticamente dall'altra parte del Mondo e tutto quanto, non si scherza! Considerare poi che un genio del mio livello è riuscito a invertire "nome" con "cognome" nella prenotazione riesce a dare quel brivido di suspence, l'incertezza se l'addetto al check-in sarà abbastanza accomodante da non badare a questi dettagli... Insomma, tutti piccoli fattori che mi hanno spinto ad arrivare con qualche ora di anticipo all'aeroporto (come consigliano i sacri protocolli delle compagnie aeree) per poi vedermi dare il biglietto (anzi, i biglietti!) per arrivare fin-fino al Giappone! Ginevra-Okayama sto arrivando!

Ecco, dicevo, l'attesa... Se non altro in aeroporto i ristoranti sono sempre aperti e nella pizzeria "Il ritrovo del pensionato solitario" ho potuto consumare con molta calma il mio pasto prima di procedere verso l'aeroplanino. Perché "ino", beh il primo volo fino a Monaco di Baviera (Munchen per il resto del mondo) era su un piccolo aeroplano, pienissimo che con coraggio ha sfidato la tempesta, ondeggiando di qua e di là tanto che non ci hanno nemmeno potuto offrire lo snack e da bere. Troppo il rischio di rovesciare caffè e succhi di frutta sui passeggeri.

Ancora, attesa a Monaco di Baviera, all'aeroporto. Cosa possiamo segnalare a parte una birra bavarese e un dentifricio troppo caro? Il mio, purtroppo, è stato gettato alla sicurezza, lo immaginavo ma il solo mezzo tubetto che avevo a casa superava i 100 ml e in effetti considerate le difficoltà di volo dell'aereo penso che i 25 ml in eccesso avrebbero davvero creato dei problemi! Fortuna che se ne sono accorti per tempo!

VOML


E dopo l'ebrezza del volo sul piccolo aereo come non essere elettrizzati all'idea di salire sul grande carrier? Il trasvolatore della Siberia, il possente Boeing "non-ricordo-il-modello-per-niente" accessoriato con schermetti e copertine per i passeggeri economici. E siccome per una volta sono stato previdente, ho anche prenotato il menu in anticipo. VOML. Sono stato etichettato, ora i vantaggi evidenti sono:
1- Sentirsi speciali agli occhi degli altri, "Hey, io sono VOML e tu?"
2- Ricevere sempre i pasti per primo.
Nonostante questo vanno ricordati alcuni svantaggi evidenti:
1- Non poter scegliere il menu al momento (gli altri avevano quattro scelte!)
2- Niente gelato, noi VOML non consumiamo gelati, mai!
3 -Niente croissant la mattina, che è un po' vietato nell'etica VOML.
Per il resto il volo è andato liscio, un grande aereo non si smuove con una brezza d'alta quota. Film visti quasi 3 di cui un film giapponese dal titolo "Mia moglie si finge morta ogni volta che rientro a casa". Quasi un cult.
E così anche questo VOML è arrivato a Tokyo, dove scambiare di aereo, terminale, autobus, logistica e ritrovarsi alla fine ad Okayama. Nota divertente, il personale di cabina mi ha confidato l'incarico di stare vicino alla porta di emergenza. Spiegandomi in Giapponese (?) e vedendo che non avevo capito nulla ha sorriso e mi hanno lasciato là a fissare le istruzioni smarrito. La sicurezza è importante, sempre. Su quel volo eravamo fin troppo sicuri.
Ah, a Tokyo ho anche consumato il primo pasto giapponese, zuppa e panetti di riso con tonno e baccalà piccante. Non che fossero niente di speciale alla fine... la zuppa la si beve direttamente dal bicchiere, comunque.

Kurashiki night

C'è la fortuna che l'autobus aspetta noi passeggeri del volo da Tokyo, e quindi almeno sono riuscito ad approdare a Kurashiki ad un orario decente. Scarrozzarmi la valigia fino al Cuore per arrivare alla camera. Camera grande, docce fighe con tanto di scompartimento privato per cambiarsi (altrimenti detto anti-doccia) e assi della toilette riscaldate. Insomma si sguazza nel lusso. Ho anche due letti in camera, per dire il livello di eccessi che mi concedo! Il problema è che di notte le foto non vengono bene, nonostante le lanterne che si riflettono sul fiume, che sarebbero anche uno spettacolo meritevole, la luce è bassa e tutto è chiuso. Sarà un impressione, ma fa buio davvero presto da queste parti. 
Alla fine la decisione è stata quella di infilarsi in un 7-eleven e prendere qualcosa da asporto di semplice e facile consumo. Anche del thè freddo, giapponese e verde, quanta amarezza. Forse è l'eccesso di thè che non mi ha fatto dormire la notte? Oppure quel simpaticissimo allarme del semaforo che suona tipo ogni due minuti? O ancora le ambulanze? Misteri, nella notte di Kurashiki.

sabato 9 aprile 2011

Referendum!

Inziamo sempre a tenere d'occhio i referendum che non devono passare inosservati!!!

Domenica 12 e lunedì 13 Giugno

Troverete tre quesiti a cui si rispondere:


STOP al NUCLEARE in Italia?!
Sì!!!

Acqua PUBBLICA?!
Sì!!!

Tutti devono poter essere processati? (senza Legittimi impedimenti)
Sì!!!


Bisogna scrivere tre Sì, per cercare di arginare lo scempio di questo paese dato dal nostro governo... è un piccolo passo, ma se non si inizia a camminare non si andrà da nessuna parte!