martedì 15 maggio 2007

Schivando la pioggia

Giusto questa mattina, tornavo in quel di Pavia.
Il classico dei classici viaggi in treno, di quelli che iniziano col sole, ti sbatacchiano su un sedile puzzoso e terminano con una pioggia scrosciante.
Ora avevo detto una volta che con la pioggia i treni sono più belli, romantici. Ecco, ciò non vale quando non si ha l'ombrello e la pioggia batte forte.

Non è nemmeno con rabbia che raggiunsi l'uscita della stazione, ma con risoluta accettazione. Pioveva: mi sarei bagnato. La cosa è piuttosto semplice.
Così mi infilai in mezzo alle persone ferme in attesa della fine della pioggia, costeggiando i muri per mettermi sotto vento ed evitare, il più possibile almeno, gli spruzzi dell'acqua.

Nessun altra ragione mi avrebbe spinto ad entrare nelle pensiline degli autobus. Una sorta di camera a Gas in cui enormi veicoli liberano i propri prodotti di combustione nel tentativo di saturare l'aria già inquinata della città. E il tutto avviene, nel caso vi fosse sfuggito, in un ambiente chiuso, per cui con un'accumulo spaventoso di gas di scarico.
Ho evitato la pioggia, ma forse non un tumore al polmone...

Ad ogni modo, in questo allegro ambiente c'erano tre ragazzi (ini) davanti ad un pulman che scalpitava per partire. Erano in tre e si passavano nervosamente una sigaretta. Il pulman fa per partire, il primo scatta verso la porta, il secondo lo segue tirando dalla sigaretta, ed il terzo agitato esclama "P***o D*o passa quella sigaretta". Che se lo dicesse un gangster in un qualche film sarebbe una frase ad effetto. Ma in quel posto, vicino ad un pulman, pronunicata con la voce ancora acerba e acuta di un adolescente, ha avuto solo la forza di mettermi una grande tristezza.

In compenso, però, ho preso molta meno pioggia...

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